II° ritmo / giovedì 27 dicembre 1923
Rudolf Steiner e la Fondazione dei Nuovi Misteri
Il giorno seguente, giovedì 27 dicembre,
il discepolo, che sul gradino precedente è passato per l’esperienza della soglia,
viene condotto direttamente nel mondo soprasensibile.
Quel giorno Rudolf Steiner legge prima di nuovo i primi capoversi delle parti I a III
e articola da questi il ritmo seguente,
dapprima i nove versi che presentano al discepolo il mistero dell’io (I, II, III, 9-11):
«L’io singolo «L’io singolo «donano
Nell’Io divino al cosmico Io al singolo io
si sustanzia» congiungono» per il suo libero volere»
A questi versi vengono poi aggiunte rispettivamente le parole (I, II, III, 12-13):
«e veramente tu v i v r a i nell’umano essere universale.»
«e veramente tu s e n t i r a i nell’attività dell’anima umana.»
«e veramente tu p e n s e r a i nelle umane profondità dello spirito.»
Attraverso questo ritmo il discepolo frequenta quell’ambito dell’esistenza dopo la morte in cui l’anima si desta, dopoché il corpo eterico si è dissolto nelle vastità dell’universo. Questo ambito è il mondo animico o piano astrale, nel quale l’anima passa, dopo la morte, circa un terzo del tempo della vita trascorsa, nel quale essa rivive tutto in senso invertito, ma ora nella sua piena verità, senza alcuna illusione, come provenisse dal di dentro. Questo è un processo ad azione profonda sulla via verso una reale autoconoscenza spirituale.
• In questo periodo stanno davanti all’anima dell’uomo
tutte le azioni compiute, tutti i sentimenti e i pensieri,
nella loro reale configurazione, nel loro pieno significato per l’intero cosmo.
• Il segreto universale della sua vita passata si rivela qui all’anima nella propria visione.
Rudolf Steiner descrive queste esperienze, nel commentare i ritmi di questa giornata, con le seguenti parole:
▸ «Queste sentenze… sono come sentenze dei segreti del mondo,
nel senso che questi risorgono nell’anima umana quali autoconoscenza umana.»42 (O.O. 260)
Così si mostra all’uomo, dopo la morte, nel mondo animico,
il vero valore della sua vita trascorsa,
poiché egli vede il giudizio su di sè di tutto il cosmo,
e lo vive come un atto decisivo sulla via della conoscenza del proprio essere.
Ma il ritmo di questa giornata ci conduce ancora più profondamente entro le esperienze dell’anima dopo la morte.
Lo possiamo comprendere se consideriamo le conferenze del 1923, nelle quali Rudolf Steiner descrive come
• nella prima epoca della vita dopo la morte,
l’uomo, nel suo percorso attraverso il mondo animico,
viene in contatto coi le entità della terza gerarchia con gli spinti delle anime.43
Là queste alte entità gli presentano in possenti immagini
tutto quanto, durante la vita trascorsa, ha fatto, ha sentito, ha pensato.
• Questo è il grande tribunale cosmico sopra l’uomo, dove le somme gerarchiche
gli rivelano in che misura egli non ha ancora raggiunto,
nelle sue azioni, nei suoi sentimenti e nei suoi pensieri,
l’ideale più vicino della perfezione, l’ideale dell’Io superiore, del sè spirituale.
• Ed ecco vengono a lui degli Angeli e gli indicano fino a che grado
egli, nella sua vita terrena, non era arrivato «veramente a p e n s a r e
nelle umane profondità dello spirito» (III,12-13);
• dopo compaiono degli Arcangeli e gli indicano fin dove
non era ancora riuscito «veramente a s e n t i r e
nell’attività dell’anima umana» (II,12-13);
• infine si avvicinano a lui degli Arcai che gli presentano
una immagine vera di tutte le azioni della sua vita,
e l’uomo vede di quanto è ancora lontano «dal veramente v i v e r e
nell’umano essere universale» (I,12-13).
In queste immaginazioni che le entità della terza gerarchia creano di fronte all’anima, questa riconosce nel loro vero aspetto le sue mancanze e le offese che ha arrecato al suo prossimo, al suo popolo, a tutta l’umanità.
Un tale sguardo sui propri errori e sulle proprie insufficienze, così come il riconoscimento dei danni che per sua opera sono stati arrecati al cosmo, risvegliano nell’anima umana il più forte anelito a rimediarvi, e si desta in essa l’impulso per un ulteriore perfezionamento.
Questo è l’essenziale delle esperienze che l’uomo fa nel suo percorso attraverso il mondo animico, Kamaloka, e ce ne parlano i ritmi di questa giornata.
Per il discepolo spirituale, che sperimenta con piena coscienza
questi processi spirituali sul suo cammino iniziatico,
questo gradino corrisponde a quello della conoscenza immaginativa,
sul quale, uscito come è dalla conoscenza del mistero dell’io, che ha raggiunto nel gradino precedente,
deve cominciare il lavoro di trasformazione del suo corpo astrale in sè spirituale.
Allora si svela al discepolo spirituale, mentre penetra nel mondo animico,
il segreto essenziale dal corpo astrale,
poiché gli comincia a diventar visibile la condizione di antica Luna,
che ha preceduto la condizione di Terra del nostro pianeta, nel quale
venne dato il corpo astrale, per effusione, da parte degli spiriti del movimento.
Tale lavoro del discepolo sul corpo astrale
conduce gradualmente alla sua purificazione,
mediante vero pensare, vero sentire e vera vita animica,
che si esprimono in giuste azioni (III, II ,1,12).
É un processo promosso dalle forze di Giove
che agiscono con forza particolare in questo giorno della settimana (era giovedì),
• che mentre da un lato aiutano il discepolo nel suo lavoro alla realizzazione del sè spirituale,
• gli fanno conoscere dall’altra parte l’essenza della prossima incorporazione della nostra Terra,
nella futura condizione di Giove, che già adesso si prepara sul piano astrale.44
Note:
42 – O.O. 260, pag.98.
43 – O.O. 227, 29/8/1923; O.O. 231,14/11/1923 e in particolare O.O. 239, 31/3/1924 e 9/6/1924.
44 – Vedi O.O.13, cap. VI: «L’evoluzione presente e futura del mondo e dell’umanità».