Una via a Rudolf Steiner 36

Del rapporto con Rudolf Steiner


 

Il primo incontro

Avvicinandosi all’opera di Rudolf Steiner in un primo momento si rimane sorpresi dalla pienezza di oltre 350 volumi dell’Opera Omnia. È stupefacente rilevare quanti diversi temi vengono trattati. E appare quasi incomprensibile che un uomo abbia potuto presentarsi in tanti ambiti della vita in modo così competente e rilevante per la vita pratica, in tempi di sempre maggiori specializzazioni. Sappiamo bene che dopo il rinascimento, nella storia europea difficilmente esistevano uomini universalmente eruditi. E qui nel XX secolo vediamo un uomo che in tutti gli ambiti del sapere era veramente come a casa propria. Questo ci mostra un primo sguardo, ancora molto superficiale nella sua opera.

 

Se ora si osserva il suo contenuto si rimane sorpresi ancora da qualcos’altro. Infatti, quest’opera consiste quasi esclusivamente in risultati dell’indagine spirituale, effettuata con una precisione e compiutezza, proprie di solito soltanto della scienza naturale. Questi contenuti tuttavia non trattano questioni mondiali, bensì fatti ed entità del mondo spirituale. E tutto ciò nacque unicamente dalla propria indagine spirituale di Rudolf Steiner. Qui emerge la domanda: Ma come era possibile una cosa del genere e soprattutto come arrivò egli stesso a questo?

 

Rivolgendosi al corso della vita di quest’uomo mossi da questa domanda, molto presto ci si accorge che la sua vita in realtà è il più grande Mistero dell’Antroposofia. Infatti, al centro dell’Antroposofia sta senza dubbi il cammino evolutivo del suo creatore. Con profondo stupore si vedono i risultati del suo lavoro spirituale e si vorrebbe sapere come egli ha potuto raggiungerli.

 

Negli antichi Misteri ai non iniziati non veniva mai rivelato il cammino che conduce nel mondo spirituale. Ne veniva reso noto qualcosa molto raramente e soltanto in condizioni del tutto particolari. Questa situazione si modificò tuttavia in modo fondamentale con l’evento del risveglio di Lazzaro, in cui per la prima volta nella storia dei Misteri dell’umanità, venne effettuata un’iniziazione pienamente valida non di nascosto in un tempio, bensì del tutto pubblicamente. Riallacciandosi spiritualmente a questo evento Rudolf Steiner stesso non solo potè percorrere le vie spirituali che corrispondono all’odierno grado evolutivo dell’umanità, bensì egli potè anche parlarne pubblicamente.

 

Nel suo libro L’iniziazione, come pure in altri suoi libri Rudolf Steiner descrive in tutti i dettagli il sentiero della moderna iniziazione, sul quale egli giunse ai risultati della sua indagine spirituale. Prima fu egli stesso a percorrere questo cammino di iniziazione del quale con responsabilità trasmise solo ciò che egli aveva esaminato in modo scrupoloso ed esauriente.

 

Tutto ciò che Rudolf Steiner pubblicò in questa direzione oggi è liberamente disponibile per ogni uomo. Infatti, nell’Antroposofia la libertà individuale è il più alto comandamento. Non senza motivo alla base dell’Antroposofia sta il libro La filosofìa della libertà37 Perciò quando si fanno i primi passi in questo cammino si percepisce subito con chiarezza che qui Rudolf Steiner ci lascia completamente liberi. Si può rimanere nello studio della sua opera oppure dopo un po’ di tempo iniziare con la meditazione o con altri esercizi spirituali. E già nello studio siamo del tutto liberi.

 

Rudolf Steiner rileva sempre a nuovo di verificare noi stessi da tutti i lati i fatti spirituali da lui comunicati. Le rigorose forme di pensiero tutt’altro che semplici con le quali egli ha rivestito i risultati delle sue indagini, vennero da lui scelte del tutto coscientemente perché la libertà del lettore rimanga pienamente conservata.

Se ora l’uomo decide di percorrere veramente la via dell’Antroposofia, allora per lui c’è bisogno ancora di qualcos’altro.

 

La via

Il cammino occulto preso seriamente richiede dall’uomo soprattutto una premessa fondamentale: la fiducia. Se non la si è ancora conquistata si dovrebbe rimanere allo studio dell’Antroposofia fino a quando questa fiducia si rivela in misura sufficiente nel cammino occulto stesso. Se osserviamo quanto accuratamente Rudolf Steiner illustra questa via, come egli per ogni passo evolutivo interiore descrive subito anche le conseguenze spirituali in modo che l’uomo possa continuare il suo percorso sempre in piena coscienza, allora con il tempo, nello studio di questa via potremmo conquistare sufficiente fiducia per volerla percorrere un giorno noi stessi. Se ciò avviene ci accorgiamo gradualmente di trovarci sulla via che Rudolf Steiner stesso ha percorso prima per noi tutti. Infatti, se non l’avesse percorsa egli stesso, non avrebbe nemmeno potuto trasmettercela. E così possiamo dire a noi stessi in tutta modestia che in merito ci muoviamo sulle tracce di Rudolf Steiner.

 

Solo che noi ci troviamo all’inizio della via sulla quale lui stesso è giunto fino a un punto incomparabile. Questo fatto comporta che la fiducia oggettiva in questa via a poco a poco si trasformerà in fiducia verso Rudolf Steiner stesso.

Così la prima immutabile premessa del discepolato dello Spirito è raggiungere una oggettiva fiducia in questa via. E quanto più progrediamo noi stessi su di essa, tanto più faremo l’esperienza di essere accompagnati da Rudolf Steiner. Una tale propria esperienza ritornerà ad agire sull’anima e unirà l’oggettiva fiducia nella via sempre più alla fiducia in colui che la percorse come primo e che poi la rese raggiungibile a tutti gli uomini del presente. In questo modo la fiducia interiore verso Rudolf Steiner crescerà sempre di più senza farne un «Guru». Infatti, tale oggettiva fiducia nel Maestro spirituale è nel contempo collegata alla completa libertà nei suoi confronti. Si rimane un uomo autonomo e moderno potendo seguirlo sul sentiero spirituale, senza perdere minimamente la propria libertà.

 

Con le seguenti parole Rudolf Steiner parla di questo tipo di fiducia in un Maestro spirituale che, nel moderno cammino rosicruciano diviene sempre più amico dell’allievo:

▸ «E nel cammino rosicruciano il Maestro diviene sempre più amico, la cui autorità è fondata sull’approvazione interiore. Un rapporto diverso da un rapporto di fiducia rigorosamente personale qui non è possibile» (O.O. 96, 20.10.1906).

Già nella vita comune una vera amicizia non è realizzabile senza la reciproca fiducia.

 

Rudolf Steiner mette inoltre in rilievo che ogni nuova facoltà spirituale che può essere afferrata dagli uomini e poi esercitata nell’anima, prima deve essere raggiunta da un uomo concreto sulla Terra. Così in tale contesto egli menziona l’individualità del Gautama Budda, il quale a suo tempo donò all’umanità la facoltà di percorrere l’ottuplice sentiero, o anche Aristotele, il quale fondò per tutte le successive generazioni l’essere del pensare logico, che fino nel nostro tempo ha la sua piena validità (vedi O.O. 114, 17.9.1909).

 

Qualcosa di simile è valido anche per il moderno cammino di iniziazione cristiano-rosicruciano che Rudolf Steiner, dalle forze spirituali dell’attuale epoca di Michele, percorse per primo e dopodiché rese accessibile a tutti gli uomini di buona volontà. Infatti, secondo le sue parole, prima di questo periodo persino i più progrediti iniziati rosicruciani non potevano percorrere questo cammino in piena coscienza.

▸ «Però a partire dal 1879 circa, dall’inizio cioè dell’epoca micheliana, è possibile scoprire in maniera cosciente ciò che prima era stato conseguito [quale indagine spirituale] nel modo [sognante] indicato, durante il periodo del rosicrucianesimo» (O.O. 233a, 13.1.1924).

 

La verità

Continuando a seguire il moderno cammino di iniziazione ora si rende necessaria una seconda qualità dell’anima. Questa si riferisce anzitutto al contenuto di verità dell’indagine spirituale. Prima del Mistero del Golgota, negli antichi Misteri si trattava soprattutto della saggezza spirituale. E la domanda si indirizzava sempre a ‘Che cosa’. Tutti i fondatori delle religioni e gli antichi iniziati cercavano di portare sulla Terra dal mondo spirituale questo ‘Che cosa’. Solo con l’apparizione del Cristo in questo ambito si verificò un decisivo cambiamento. D’ora in poi non si trattò solo di Che cosa bensì soprattutto di Chi’.

 

Fjodor M. Dostojewskij una volta lo espresse nel seguente modo: «Se dovessi scegliere tra la verità e il Cristo, deciderei per il Cristo». Forse una tale espressione in un primo momento suona paradossale. Non aveva il Cristo stesso durante la sua vita sulla Terra detto di sé: «Io Sono la verità»? Ma qui si può scegliere, non è la stessa cosa? No, non è assolutamente la stessa cosa!

Perciò per l’uomo è di importanza fondamentale prendere la decisione per il Cristo. Infatti, Egli è la verità personificata, la verità, che nel contempo è un essere e per cui sta infinitamente più in alto di qualsiasi verità pensata.

 

Con questa domanda rivolta a ‘Chi’ tocchiamo in assoluto uno dei più profondi Misteri del cristianesimo. Infatti, nel periodo postcristiano la via alla verità è nel contempo la via al Cristo (e viceversa), mentre l’uomo si evolve in modo tale da accogliere in sé esso stesso qualcosa di questa verità del Cristo.

 

Come abbiamo già visto, Rudolf Steiner dedicò tutta la sua vita all’indagine del mondo spirituale, che è il mondo della verità. Ogni uomo, poiché in origine proviene dal mondo spirituale, ne porta qualcosa in sé, anche se in un primo momento ancora in modo inconscio. Ma se vuole esserne cosciente, questo è possibile soltanto quando la verità non solo riempie la sua coscienza, bensì diventa anche parte del suo essere. Infatti, il principio archetipico cristiano dice: «Io sono la verità». E l’uomo stesso deve diventare questa verità.

 

Nello studio dell’Antroposofia l’uomo incontra il contenuto di verità del mondo spirituale nella forma appropriata unicamente all’attuale epoca dell’anima cosciente. In altre parole: Nelle indagini soprasensibili di Rudolf Steiner sono le verità stesse del mondo spirituale a parlarci. Così, con il tempo la vita dell’anima con queste verità conduce ad un nuovo rapporto con Rudolf Steiner. Infatti, egli era in grado di trovare e di trasmettere queste verità soltanto perché incorporò in sé qualcosa di esse.

 

Come questo nuovo rapporto con Rudolf Steiner possa ulteriormente configurarsi, lo vedremo da quanto segue. Anzitutto durante il cammino antroposofico alla verità oggettiva che incontriamo nell’opera di Rudolf Steiner deve essere portato incontro in modo sano, vale a dire così come si addice all’anima cosciente dell’uomo odierno, il corrispondente rispetto, che a poco a poco passa in una vera venerazione del tutto libera.

 

Il bambino porta in sé fina venerazione naturale per l’essere umano più anziano. In questo però non è libero. Eppure questo comportamento infantile è di grande importanza per l’ulteriore vita. Nel libro L’iniziazione Rudolf Steiner descrive come questa devozione infantile diventa una forza per l’intera vita, per poter più tardi porsi dinanzi alla verità nell’unico modo giusto, vale a dire con venerazione. Questo stato d’animo della venerazione nei confronti della verità è lo stato d’animo fondamentale nel moderno cammino di iniziazione.

 

Nel citato libro Rudolf Steiner descrive molte qualità dell’anima necessarie all’evoluzione spirituale dell’uomo, tuttavia non dedica a nessuna di esse tanta attenzione quanto alla qualità della venerazione. Rudolf Steiner ne parla in sei pagine e mezza e anche più tardi sempre a nuovo.38

Considerando ora che Rudolf Steiner quale moderno iniziato cristiano non solo diede comunicazioni sul mondo spirituale, che nel contempo è il mondo della verità, in numerose conferenze e molte opere scritte, ma questa verità la visse e la rappresentò con tutta la sua Personalità anche lui stesso, essendo così il suo rappresentante sulla Terra, allora la venerazione nei confronti della verità sviluppata nel cammino antroposofìco può estendersi alla verità riconosciuta nell’uomo stesso.

 

In questo caso non è più l’antica venerazione che conduce alla dipendenza da un altro essere umano, sia perfino da un elevato iniziato, ma qui si parte da una oggettiva venerazione della verità e in questo cammino si riconosce come sia possibile venerare l’altro uomo in modo libero e indipendente da ogni autorità esteriore nel più profondo senso cristiano, perché in modo del tutto oggettivo egli stesso è portatore di questa verità. In altre parole: E possibile venerare Rudolf Steiner rimanendo un uomo autonomo e libero. L’uno ora non esclude più l’altro.

 

Riassumendo possiamo dire: Qui si tratta di uno sviluppo della facoltà di venerazione della durata di una vita intera che costituisce il fondamento di ogni moderna disciplina spirituale39 e che consiste in tre gradi:

• dalla venerazione di un uomo nell’infanzia che ancora non lascia liberi,

• alla venerazione della verità in anni più maturi

• e infine alla venerazione di tipo del tutto nuovo nei confronti di uomini elevatissimi,

nei quali la verità è diventata un’inseparabile parte costitutiva della loro Personalità.

 

Così Rudolf Steiner stesso per tutta la sua vita coltivò la più profonda venerazione nei confronti dei grandi Maestri del cristianesimo esoterico, senza ostacolare anche solo minimamente la sua libertà e la sua completa indipendenza.

Con ciò abbiamo anche la risposta alla domanda ripetuta spesso, se Rudolf Steiner nella sua indagine spirituale non possa essersi a volte sbagliato. Qui non si tratta di dettagli, bensì di una questione fondamentale.

 

E la risposta è: Nel senso rigorosamente scientifico egli comunicò agli uomini in modo responsabile e scrupoloso solo quanto nella sua indagine del mondo spirituale, mediante i metodi di ricerca da lui descritti nei suoi libri, egli stesso potè garantire quale verità dei risultati della sua indagine. Dove tuttavia in merito non era del tutto sicuro, egli rimase in silenzio e continuò ad indagare – a volte per anni -, fino a quando di fronte al mondo spirituale e con ciò soprattutto alla verità in se stesso egli potè veramente rispondere di questi risultati del suo lavoro.

 

Da questo sentimento del tutto oggettivo di venerazione nei confronti di Rudolf Steiner, che in sé non contiene più nulla che rende non libero, nel cammino individuale del discepolato dello Spirito è anche possibile sperimentare in misura crescente la sua presenza spirituale e la sua disponibilità di aiuto.

La nuova vita

La terza qualità assolutamente necessaria nel cammino antroposofico è quella della gratitudine. Essa costituisce anche la sesta condizione del discepolato della Spirito.40 In un’anima sana essa nasce come da sé, dalla più profonda conoscenza dell’Antroposofia. Volgendo in tale contesto lo sguardo alla propria vita antroposofica posso chiedermi: Che cosa sarebbe divenuto di te senza l’Antroposofia? Quale misera esistenza avresti avuto se tu non l’avessi incontrata? Così forse solo dopo anni nell’anima nasce un sentimento sicuro che l’Antroposofia ti ha regalato qualcosa come una nuova vita.

 

Nella biografia di un uomo soprattutto il primo incontro con l’Antroposofia è un momento decisivo. Infatti, nella retrospettiva tutto ciò che era prima di questo periodo appare come una specie di preparazione di quanto poi l’Antroposofia ci offrì quale nuova vita. Nella seconda delle sue Lettere ai soci Rudolf Steiner mette in rilievo questa qualità fondamentale dell’Antroposofia:

▸ «L’Antroposofia può prosperare solo come qualcosa di vivente. Infatti, il tratto fondamentale del suo essere è vita. Essa è vita fluente dallo Spirito. Perciò vuole essere coltivata dall’anima vivente, dal caldo cuore» (O.O. 260a, 21.1.1924).

 

Rudolf Steiner racconta che in un momento critico nella vita di un uomo potrebbe succedere quanto segue. Egli sta passeggiando in montagna e senza accorgersene si incammina verso un precipizio. All’improvviso ode una chiamata: «Fermati». Egli guarda attorno a sé e non vede nessuno che dall’esterno avrebbe potuto chiamarlo. Eppure in tale istante, così egli si sottrasse a morte sicura, poiché se avesse fatto un altro passo sarebbe precipitato inevitabilmente nell’abisso. In questo modo gli venne donata una nuova vita. Una tale esperienza Rudolf Steiner la definisce: la chiamata di Christian Rosenkreutz41. In questo modo Christian Rosenkreutz sceglie i suoi allievi esoterici.

 

Ma esiste ancora un’altra esperienza che può avere conseguenze simili. Solo che in questo caso avviene tramite un libro o una conferenza di Rudolf Steiner, forse persino mediante un’unica frase tratta da essi. Anche qui si percepirà una chiamata. Essa tuttavia non risuona dall’esterno, ma dalle profondità della propria anima, da dove ci parlano anche i defunti. Questa è una chiamata di Rudolf Steiner, il quale attraverso il nostro incontro con l’Antroposofia ci dona una nuova vita. Tuttavia questa chiamata che lascia del tutto liberi, può essere percepita da noi senza dover prima entrare in pericolo di vita.

 

Questa esperienza è poi in grado di risvegliare nell’anima un rapporto del tutto nuovo con Rudolf Steiner che corrisponde alla più profonda gratitudine nei confronti del destino, per il fatto che ci sia stato concesso in questa vita l’incontro con l’Antroposofia. Infatti, prima o poi ogni uomo che ha accolto in sé l’Antroposofia, non in senso superficiale, intellettuale, bensì in un senso più profondo, sì, esistenziale, percepirà rincontro con essa come una grazia del destino. Rudolf Steiner conferma questo con le parole: ▸ «Chi oggi ha l’occasione di dedicarsi alla conoscenza dello Spirito, gode di una grazia del Karma» (O.O. 130, 5.11.1911 ). E dopodiché la gratitudine nata da questa esperienza può essere estesa in modo naturale a Rudolf Steiner stesso. Infatti, in verità, senza di lui non avremmo nessuna Antroposofia.

 

Così attraverso l’incontro con l’Antroposofia prima nasce la gratitudine per il proprio destino, che poi diventa un più profondo sentimento di gratitudine nei confronti di Rudolf Steiner. E nel contempo si percepisce in modo del tutto chiaro che questa gratitudine lascia del tutto libero colui che la sente e non nasconde in sé nessun pericolo di perdere anche solo minimamente l’indipendenza. La gratitudine nata in tal modo è del tutto obiettiva perché fondata nell’essere della cosa in sé. Essa è incisa in modo incancellabile nella propria biografia.

 

E se abbiamo veramente percepito in questo modo la chiamata spirituale di Rudolf Steiner e siamo disposti a seguirlo partendo dalla nostra libertà, vale a dire ad accogliere la nuova vita donataci, per rivolgerci ai compiti che ne derivano, allora Rudolf Steiner può parlarci interiormente, allora siamo sulla via per divenire i suoi allievi esoterici.

 

L’«Io-Sono»

Da quanto illustrato consegue che ciò che oggi può condurci a Rudolf Steiner sono soprattutto tre qualità fondamentali che possiamo sviluppare soltanto noi stessi:

• La fiducia nel cammino antroposofico,

• la venerazione del contenuto di verità dell’Antroposofia

• e la gratitudine nei confronti delle potenze del destino per averci concesso di incontrare l’Antroposofia in questa vita.42

 

Ma per progredire con successo in questo cammino dobbiamo aggiungere ancora una quarta qualità che è quella più importante.

Come noto, al centro dell’Antroposofia sta il Mistero dell’Io o dell’«Io-Sono».

 

Alla domanda rivolta a Rudolf Steiner a Londra, come si potrebbe definire brevemente l’Antroposofia per l’Oxford Dictionary, egli scrisse in inglese su di un foglio: «Anthroposophy is a knowledge produced by thè Higher Self in man», nella traduzione:

«L’Antroposofia è una conoscenza prodotta dal sé superiore nell’uomo»

(Carl Unger, Was ist Anthroposophie? / Che cosa è l’Antroposofia?).

 

Il sé superiore o l’Io superiore dell’uomo però non è in lui. Anche dopo la sua nascita esso rimane nel mondo spirituale e perciò si trova al di fuori dell’uomo.43 Ciò che nella vita terrena comunemente definiamo il nostro io è solo un’immagine di questo sé superiore nel nostro involucro corporeo. Se ora il suo vero e proprio Io si trova al di fuori dell’uomo, come può incontrarlo senza iniziazione?

 

La risposta dell’Antroposofia a questa domanda è: In tutto ciò che nella vita ti viene incontro karmicamente dall’esterno, nei colpi del destino, negli eventi naturali che ti colpiscono, soprattutto però tramite altri uomini che tu incontri, agisce in te in modo del tutto oggettivo il tuo Io superiore.

 

Ne risulta che

• se qualcuno cerca e ama l’Io superiore soltanto in sé decade all’illusione più grande possibile, diviene il più crasso egoista e nel peggior caso può finire persino sulla via della magia nera.

• Se invece lo cerca al di fuori di sé con piena dedizione e con amore, allora a poco a poco egli impara ad amare tutto ciò che lo circonda, tutto ciò che egli incontra nella vita terrena.

 

L’Io superiore è un essere puramente spirituale.

• E il vero amore per esso è perciò l’amore disinteressato per lo Spirito ovunque nel mondo

e soprattutto per la sua manifestazione negli altri uomini.

• Senza amare l’Io superiore negli altri uomini

non possiamo trovare il nostro Io superiore nel mondo spirituale.

• Tuttavia la congiunzione con esso costituisce il nucleo della moderna iniziazione.

 

• Soltanto nel grado dell’intuizione

può aver luogo un vero incontro con l’Io superiore nello Spirito,

che conduce alla congiunzione di essere con essere.

L’intuizione tuttavia è amore puro che unicamente rende possibile

la completa unione con un altro essere, senza perdere se stesso.

• Per percorrere veramente il cammino verso l’Io superiore

abbiamo perciò bisogno di questo amore disinteressato

prima di tutte le altre qualità animiche.

 

▸ «Soltanto mediante il massimo sviluppo e la spiritualizzazione della facoltà dell’amore può essere raggiunto ciò che si manifesta nell’intuizione. L’uomo deve riuscire a rendere la facoltà dell’amore forza di conoscenza» (O.O. 227, 20.8.1923),

• vale a dire la forza che l’Io superiore può anche riconoscere.

 

Ma un tale amore che nell’uomo potrebbe divenire forza di conoscenza superiore, non è assolutamente privo di Io, è invece unicamente questo amore ad aprirci le porte all’Io superiore e con ciò al nostro vero essere.

Il primo incontro con l’Io superiore nel mondo spirituale non è assolutamente astratto, bensì un evento del tutto concreto. Infatti, finché l’uomo dalla sua forza crescente dell’intuizione non è ancora in grado di congiungersi con il suo Io superiore, non ha altra risorsa che cercarlo negli esseri che hanno percorso questo cammino già prima di lui.

 

In tale connessione Rudolf Steiner dice qualcosa che l’uomo odierno, finché egli prende superficialmente questa comunicazione scientifico-spirituale, non ode volentieri; qui tuttavia per il suo significato decisivo vogliamo citarla in modo dettagliato:

▸ «Il sé superiore dell’uomo non è nulla che vive in noi, ma vive intorno a noi… Se l’uomo lo cercasse in sé non lo troverebbe mai. Deve cercarlo in coloro che hanno già percorso il cammino che noi vogliamo percorrere …

Ciò che tra alcuni millenni sarà il nostro sé, ora è il nostro sé superiore. Ma per conoscere veramente il sé superiore dobbiamo cercarlo dove esso oggi già è, nelle individualità superiori. Questo è il rapporto degli allievi con i Maestri.»

 

E successivamente, nella stessa conferenza, in modo ancora più determinato Rudolf Steiner dice:

▸ «Il sé superiore [dell’uomo] sono le individualità più evolute» (O.O. 93a, 18.10.1905).

 

Tuttavia dobbiamo interpretare queste parole non come uomini della vita quotidiana, bensì come esoteristi, allora non possono essere fraintese. Qui soprattutto non deve essere scambiato l’elemento personale con l’elemento sovrapersonale. Infatti, l’Io superiore appartiene in modo del tutto oggettivo a questa sfera sopra indicata. È per questo che l’amore spirituale per Rudolf Steiner può avere soltanto un carattere disinteressato, sovrapersonale.

 

Questa conoscenza può aprirci una prospettiva del tutto nuova riguardo il nostro rapporto con Rudolf Steiner. Allora il nostro amore per lui, quale portatore dell’Io superiore, per tutti i suoi allievi che vogliono percorrere il suo cammino nel mondo spirituale, può essere del tutto oggettivo e libero, quale amore disinteressato per colui che ci dà la possibilità di percepire coscientemente già ora in lui il nostro Io superiore quale sublime ideale futuro. Infatti, l’Io superiore che dobbiamo sviluppare, quale meta di tutte le nostre aspirazioni, in lui è già pienamente presente, perché egli ha già percorso lo stesso cammino che noi dobbiamo ancora percorrere.

 

Qui tuttavia esiste il pericolo che l’uomo che non ha ancora nessuna esperienza con il suo Io superiore, possa soggiacere alla tentazione di proiettare inconsciamente nel suo io inferiore la situazione descritta nelle citate parole e di conseguenza tirare giù sul proprio piano una così alta individualità come lo era Rudolf Steiner. Allora però l’incontro con l’individualità di Rudolf Steiner è da sopportare altrettanto difficilmente come quello con il proprio Io superiore o con il Guardiano della soglia. Tuttavia la nascente opposizione contro Rudolf Steiner mostrerà soltanto con chiarezza che la persona in questione non sta cercando il suo Io superiore in modo disinteressato e oggettivo nel mondo spirituale, bensì ancora sempre in se stesso e quindi non riesce a sopportare nessun vero avvicinamento.

 

A questo punto è giustificata un’ulteriore domanda:

Se Rudolf Steiner rappresenta il mio Io superiore, come posso rimanere libero nei suoi confronti?

 

La risposta si trova nel Mistero dell’amore disinteressato, ma in nessun caso privo di Io, che diventa la massima forza della conoscenza intuitiva e così sul sentiero del moderno cammino spirituale conduce all’Io superiore in modo così oggettivo, che non può esserci nemmeno per idea una limitazione della libertà individuale. Se fosse diverso Rudolf Steiner nell’attuale epoca della libertà non avrebbe potuto presentarsi dinanzi all’umanità come Maestro spirituale.

 

Possiamo formulare questo pensiero anche come segue: Senza l’amore disinteressato e puro per Rudolf Steiner non possiamo raggiungere veramente la meta del cammino al nostro Io superiore nella forma da lui dataci. Soltanto se il nostro amore per Rudolf Steiner ottiene una qualità come la dobbiamo sviluppare in noi nel cammino antroposofico, ci lascerà del tutto liberi.

 

Nel contempo l’amore per il nostro sé superiore, che troviamo soltanto al di fuori di noi, diventa amore per tutto ciò che nel mondo incontriamo come vero, bello e buono.44 E quanto più ci avviciniamo al nostro Io superiore nel mondo spirituale, tanto più il nostro amore si concentrerà soprattutto sul Maestro che noi stessi seguiamo, vale a dire nelle cui orme percorriamo questo cammino nei mondi superiori. Allora in questo cammino incontreremo lui stesso, e ci verrà incontro non dal passato, bensì dal futuro. E autorizzato spiritualmente, in rigorosa oggettività egli ci donerà le forze del nostro lo superiore – tanto prima di poterlo raggiungere pienamente con le proprie forze – quale risposta al nostro amore disinteressato per lui e senza intervenire minimamente nella nostra libertà individuale.

 

A questo punto, per principio si può dire che l’Io superiore dell’uomo – se l’avvicinamento ad esso avviene in modo giusto – non ostacola minimamente la libertà individuale, bensì la innalzerà a un piano completamente nuovo, che Rudolf Steiner definisce quale «nuova libertà». Così, nel suo libro L’iniziazione egli conclude il capitolo sull’incontro con il piccolo Guardiano della soglia, che può essere sostenuto pienamente soltanto se l’allievo dello Spirito è penetrato almeno fino a un certo grado nell’esperienza del suo Io superiore, con le seguenti parole:

▸ «Il sentimento della nuova libertà predominerà su tutti gli altri sentimenti; e con questo sentimento i nuovi doveri e le nuove responsabilità gli si paleseranno come qualcosa che l’uomo deve assumersi a un dato gradino Sella vita» (O.O. 10, pag. 164).

 

E questa libertà del tutto nuova la sperimentarono molti uomini alla presenza di Rudolf Steiner e soprattutto nel rapporto personale con lui e molti di loro ne hanno parlato a voce o per iscritto.

 

Nella visione d’insieme di quanto detto nei quattro gradi descritti, che caratterizzano il nostro rapporto con Rudolf Steiner oggi, possiamo scoprire un profondo evento cristiano. Infatti, essi sono l’immagine microcosmica delle parole del Cristo: «Io sono la via, la verità e la vita» (Gv 14,6). È quindi possibile sviluppare un accesso interiore alla realtà spirituale di queste parole partendo dall’Antroposofia mediante

1. la fiducia nella sua via,

2. la venerazione del suo contenuto di verità,

3. la gratitudine per la trasformazione di tutta la nostra vita

derivante da essa, e per tutto ciò in cui culminano queste tre qualità, e cioè:

4. nell’amore disinteressato per il nostro Io superiore.

 

Percorrendo questa via al nostro Io superiore troveremo anche che si crea un nuovo rapporto del tutto intimo con Rudolf Steiner, senza ledere la nostra libertà individuale. Allora ci accorgeremo che le parole «Io sono la via, la verità e la vita» costituiscono un fondamento immutabile non solo per il moderno cammino di iniziazione, bensì anche per l’attuale rapporto con il nostro Maestro, che quale iniziato cristiano guida del nostro tempo ci ha preceduti tutti in questo cammino al seguito del Cristo.

 

Ma questo cammino dobbiamo percorrerlo per propria iniziativa. Poiché nessuno all’infuori di noi stessi può far nascere in noi la fiducia, la venerazione, la gratitudine e l’amore per il nostro Io superiore. E se nel nostro cammino cerchiamo di coltivare il nostro rapporto interiore con Rudolf Steiner in questo modo, allora molto presto sperimenteremo come egli per la nostra fiducia inizia ad accompagnarci, per la nostra venerazione ad aiutarci, per la nostra gratitudine a parlarci e per il nostro amore disinteressato verso di lui a donarci le forze del nostro Io superiore che ci viene incontro dal futuro.

 

Così per esperienza propria riconosceremo sempre più che cosa significa in realtà essere un allievo esoterico di Rudolf Steiner. Allora le parole che pronuncia Benedetto nel Mistero Drammatico e che descrivono l’attuale rapporto di Rudolf Steiner con tutti i suoi veri allievi diventeranno una verità irremovibile e vissuta da noi stessi:

 

«Io devo accompagnare ognuno che abbia ricevuto da me

Nella vita terrena la luce dello Spirito,

E che consapevolmente, o solo inconsapevolmente

Si sia affidato a me quale discepolo spirituale,

E devo guidarlo avanti nel cammino

Che nello Spirito ha iniziato con me»

(Il Guardiano della soglia, quadro sesto)

 

Queste parole di Benedetto scritte nel 1912, dopo il Convegno di Natale, durante il quale Rudolf Steiner si è unito in libertà e con il suo Io alla Società Antroposofica fondata a nuovo, vale a dire fino entro il suo proprio Karma, ora possono essere comprese in un senso ancora più profondo. Con questo sacrificio egli voleva dare la possibilità ai suoi allievi di seguire il suo Io compenetrato del tutto dall’Impulso-Cristo, che sulla Terra ha fondato la via antroposofica, ha dato agli uomini l’intero contenuto di verità dell’Antroposofia e dalla sua vita ha sviluppato ovunque le più diverse iniziative pratiche, affinché dalla libera forza dell’Io dei soci di questa Società, in essa la via, la verità e la vita dell’Antroposofia possano prosperare sempre in tutti i dettagli.

 

Per questo Rudolf Steiner durante il Convegno di Natale donò ai soci la Pietra di Fondazione soprasensibile quale fondamento incrollabile della Società Antroposofica, che custodisce in sé il Mistero della nuova manifestazione dello Spirito, della quale già molti anni prima nella sua Teosofia egli aveva scritto: «Lo Spirito che forma L’’Io’ e vive quale ‘Io’ sia nominato ‘sé spirituale’, poiché si manifesta come ‘Io’ o ‘sé’ dell’uomo» (O.O. 9, pag. 40).

 

Questo Spirito pentecostale pregno di sostanzialità dell’Io, che appare nell’aura di pensiero della dodecaedrica Pietra d’Amore,45 fa diventare nelle anime degli uomini che l’hanno inserita nel terreno dei loro cuori, la sua luce di pensiero la via spirituale, la sua forma immaginativa la nuova verità e la sua sostanza d’amore la sorgente della vita spirituale, che può compenetrare e sostenere la Società Antroposofica e darle la configurazione sociale.46

 

Possa dunque questa Pietra di Fondazione spirituale della Società Antroposofica, che porta in sé il Mistero della Parola del Cristo «Io sono la via, la verità e la vita» – poiché è stata formata secondo questa Parola dell’lo -, essere nei nostri cuori un’unione indissolubile tra noi e Rudolf Steiner, affinché le sue mete diventino le nostre mete, così come lui stesso ha fatto sue le mete del Cristo.

 

 


 

Note:

36 – Relazione dell’autore di una conferenza tenuta nell’edificio Jona a Driebergen (Olanda) il 3 aprile 2005.

37 – Riguardo il rapporto dell’Antroposofia con il libro La filosofia della libertà, vedi S. O. Prokofieff, Antroposofia e «La filosofia della libertà». Antroposofia e il suo metodo di conoscenza. La dimensione cristologica e cosmico-umanitaria della «Filosofia della libertà», Widar Edizioni, Venezia-Marghera 2007.

38 – Vedi anche in questo libro Parte I, cap. 2, La nuova venerazione.

39 – Da quanto detto diventa anche comprensibile in che senso Rudolf Steiner definisce questa facoltà della venerazione o devozione quale principale educatrice dell’anima cosciente. (Vedi O.O. 59, 28.10.1909.)

40 O.O. 10, capitolo «Le condizioni necessarie per l’educazione occulta».

41 – Vedi in merito p. es. O.O. 130,28.9.1911.

42 – Con ciò non vuole essere detto che oggi questo sia l’unico cammino che conduce a Rudolf Steiner.

43 – Vedi in merito O.O. 165, 19.12.1915.

44 – Perciò nel suo libro L’iniziazione Rudolf Steiner mette in rilievo l’importanza per l’allievo dello Spirito «di sviluppare» in sé «l’amore universale necessario a pervenire alla conoscenza superiore» (cap. «Le condizioni necessarie per l’educazione occulta»; corsivo di Rudolf Steiner).

45 O.O. 260, 25.12.1923.

46 – Vedi S. O. Prokofieff, Possano udirlo gli uomini. Il Mistero del Convegno di Natale, Vol. I, II, III. Widar Edizioni, Venezia-Marghera 2003, 2004, 2005.