14 – Il gruppo scultoreo e la nuova leggenda di Iside

Il gruppo scultoreo


 

In questo capitolo vuole essere osservato un ulteriore e ancor più misterioso aspetto del gruppo scultoreo, poiché conduce del tutto nell’elemento esoterico. Di esso Rudolf Steiner parla nella conferenza del 6 gennaio 1918 in connessione con la nuova leggenda di Iside (O.O. 180). Sorprendentemente egli inizia l’illustrazione di essa con un inequivocabile riferimento al primo Goetheanum e il gruppo scultoreo: • «Era nel periodo della profondità scientifica, nel Paese Filisterium che fu costruito un edificio su una collina priva di Spirito, il quale nel Paese Filisterium veniva considerato un edificio molto strano. … Quale punto centrale dell’edificio era pensata una statua. Questa statua rappresentava un gruppo di entità: il Rappresentante dell’umanità, poi elementi luciferici, arimanici.»

Egli continua dicendo: • «Che questa statua in fondo è soltanto il velo per una statua invisibile. Ma la gente non si accorgeva di questa statua invisibile, poiché questa statua invisibile era la nuova Iside, l’Iside di una nuova epoca» (ibidem).

 

E Rudolf Steiner sottolinea che sarebbe stato sbagliatissimo dire che il gruppo ligneo «significa l’Iside», perché con questa parola astratta verrebbe già completamente distrutto ciò che qui è inteso in modo puramente artistico, «infatti l’elemento artistico non significa soltanto qualcosa, bensì è qualcosa».

In questo senso egli descrive inoltre la realtà spirituale che per lo sguardo esteriore rimane come nascosta «dietro» le figure del gruppo scultoreo: «E dietro le figure non c’era una nuova Iside astratta, bensì una reale, vera nuova Iside» (ibidem), e questa era come addormentata. Così, qui si trattava anzitutto di una «nuova Iside dormiente», sopra la quale tuttavia si potevano leggere le parole: «Io sono l’uomo. Io sono il passato, il presente e il futuro. Ogni mortale dovrebbe sollevare il mio velo» (ibidem).126

 

La leggenda descrive ulteriormente che cosa significa tale sollevare il velo della nuova Iside dormiente, che oggi ogni uomo deve compiere, là dove si tratta del risveglio, ossia dell’ulteriore sviluppo della nuova Iside, che consiste in tre gradi.

 

• Nel primo grado ella concepisce un rampollo e partorisce un essere, che è il nuovo Horus.

Questo viene come allora Osiride fatto a pezzi, ma ciò riguarda soltanto la sua forma apparente non vera, deformata.

 

• Ma nel secondo grado avviene poi qualcosa di meraviglioso: • «Arrivò un giorno, in cui potè accoglierlo nella sua vera figura, nella sua reale figura, dalle mani di una serie di Spiriti, che erano Spiriti elementari della natura, potè riceverlo di ritorno da Spiriti elementari della natura» (ibidem). E se nel senso dell’ulteriore rappresentazione solleviamo la domanda, quali Spiriti elementari possano attuare ciò, allora quasi istintivamente pensiamo agli Spiriti elementari ai quali ci si appella nelle prime tre parti della Meditazione della Pietra di Fondazione:

 

«Questo odono gli Spiriti elementari

In Oriente, Occidente, Nord, Sud.

Possano udirlo gli uomini!»

(O.O. 260,25.12.1923).

 

Che cosa odono gli Spiriti elementari nella Meditazione della Pietra di Fondazione?

È l’essenza del triplice motto rosicruciano, che parla della nascita, morte e resurrezione del Cristo Gesù.

Questo devono udire ora gli uomini! Ed è questo che ode interiormente la nuova Iside.

E perciò può accogliere nuovamente il suo rampollo da questi Spiriti della natura in una forma trasformata, vera.

 

Quando in modo così meraviglioso la nuova Iside ricevette il suo rampollo, dall’unione con lui, in lei nacque la forza della nuova chiaroveggenza. Con ciò da un essere definito da Rudolf Steiner «Mercurio» ella potè ricevere una corona, che dapprima tuttavia era solo di carta. E dotata di questa chiaroveggenza, un giorno ella giunse (e in questo consiste il terzo e conclusivo grado del suo sviluppo) al contenuto del Vangelo di Giovanni, per apprendere da esso il segreto del Mistero del Golgota. Con ciò la corona di carta sul suo capo si trasformò e diventò una luminosa corona di vero oro della saggezza (0.0. 180, 6.1.1918).

 

Ma la sorgente dalla quale alla nuova Iside si rivelò tutto il significato del Mistero del Golgota è la Scienza dello Spirito o «Scienza del Gral», che in verità causò la descritta trasformazione della sua corona.

«È molto significativo che la nuova Iside stessa mediante la forza della parola [dalla quale era stato costruito anche il primo Goetheanum], come essa deve di nuovo essere conquistata attraverso la Scienza dello Spirito», venga trasformata in modo tale che sul suo capo «la corona di carta diventi una vera corona d’oro» (ibidem).

 

Così, da questa nuova leggenda di Iside nel suo rapporto con il primo Goetheanum e soprattutto con il suo punto centrale, il gruppo scultoreo, consegue in che modo profondo questo edificio in tempi cristiani era come una rinascita del luogo dei Misteri di Efeso, nel quale già prima della svolta dei tempi erano stati coltivati i Misteri della Parola o del Logos. Infatti, in questi Misteri di Efeso vivevano ancora le forze del passaggio e della sintesi armonica fra l’antica saggezza dei Misteri egizia e il sorgente essere dei Misteri della Grecia. Ora diventa anche comprensibile in tutta la sua profondità e nel suo significato la definizione del Goetheanum quale «Casa della Parola» nel suo rapporto con il messaggio del Logos del Vangelo di Giovanni. Infatti, il primo Goetheanum (in origine nominato anche edificio di Giovanni) era costruito dalla forza del «Logos, che il Cristo ha vissuto tra gli uomini sulla Terra»127 e che è rappresentato come Rappresentante dell’umanità nel gruppo scultoreo, messo in rilievo alla fine della nuova leggenda di Iside.

 

Più tardi questa leggenda ebbe una sorprendente continuazione. Infatti, tre anni dopo, altresì nel Goetheanum, tuttavia senza un diretto riferimento alla prima rappresentazione, Rudolf Steiner continuò questa nuova leggenda di Iside nelle conferenze di Natale del 1920. Ora non si trattava più dell’aspetto «umano» della nuova Iside, ma del suo destino cosmico in connessione con la divina Sofia, nel quale gli uomini dovevano rivestire nuovamente un ruolo decisivo. Si trattava di uccidere Iside alla soglia dei tempi nuovi, ossia all’alba dell’epoca dell’anima cosciente. Lucifero ha distribuito lei e il suo corpo fatto a pezzi nel cosmo visibile. Con ciò accadde che il cosmo venne percepito dalla scienza della nuova era soltanto quale immagine arimanica puramente conforme alle leggi meccaniche e continuò ad essere indagato unicamente secondo misura, numero e peso.

 

Da questa immagine, in questa seconda «nuova leggenda di Iside» Rudolf Steiner sviluppa il compito degli uomini nel presente. Afferrando l’Impulso-Cristo nei loro cuori, come descritto nella prima leggenda di Iside, e sviluppando inoltre le nuove forze chiaroveggenti, devono andare alla ricerca dell’Iside uccisa, per trovarla e rivivificarla con l’aiuto della Scienza dello Spirito.

Rudolf Steiner descrive tutto questo processo come segue: • «Oh, quest’anima [dell’uomo odierno] potrà giungere a sentimenti unici, se sentirà l’impegno di sperimentare la nuova leggenda di Iside nell’ambito dell’umanità moderna: la leggenda dell’uccisione di Iside da parte di Lucifero, del suo trasferirsi nello spazio celeste, divenuto a sua volta un’astrazione matematica e cioè la tomba di Iside, della ricerca di questa Iside, del ritrovamento di questa Iside attraverso lo stimolo delle interiori forze conoscitive spirituali, che al posto del cielo morto pongono ciò che, muovendo dalla vita interiore, ci fa di nuovo apparire le stelle e i pianeti come monumenti delle potenze spirituali che si muovono nello spazio» (0.0. 202, 24.12.1920).

 

Ancor più, con la nuova Iside ritrovata e rivivificata non deve essere soltanto contemplato il cosmo visibile nei suoi fondamenti spirituali, ma in base a tale conoscenza deve inoltre essere trovata la via all’interiorizzazione dell’intero cosmo nell’anima umana. In altre parole, l’uomo deve giungere non soltanto all’esperienza del cosmo nello spazio, ma anche a quella nella corrente del tempo. Qui in connessione con la nuova leggenda di Iside davanti a noi sta lo stesso compito, già sopra descritto in riguardo alla «Scienza del Gral» e che in collegamento con la nuova Iside Rudolf Steiner formula così: • «Dobbiamo poterci porre di fronte in modo vivente ciò che conquistiamo mediante la Iside ritrovata, in modo che diventi spiritualmente per noi l’universo intero, il cosmo. Dobbiamo afferrare dall ’interiorità Saturno, Sole, Luna, Terra, Giove, Venere e Vulcano. … Dobbiamo comprendere che ci è dato trovare un ‘astronomia interiore mediante la forza del Cristo [nella prima leggenda di Iside mediante la forza della comprensione giovannea del Mistero del Golgota], un’astronomia che ci mostri di nuovo l’universo che sorge e che agisce nella forza dello Spirito» (ibidem).

E se ciò avviene nell’uomo «ravvisando così nell’universo la ritrovata forza di Iside» diventa la «forza della divina Sofia», attraverso la quale «il Cristo, che è unito con l’esistenza della Terra dal Mistero del Golgota, porterà l’uomo anche alla giusta attività, perché è giunto alla giusta conoscenza» (ibidem).

Infatti, oggi è la divina Sofia stessa che mediante l’Antroposofia trasmette agli uomini la nuova conoscenza del Cristo, la conoscenza sofianica, che nelle forme e nei colori del primo Goetheanum divenne visibile anche all’occhio esteriore. Questo significa che se l’uomo oggi è veramente in grado di percorrere il cammino descritto quale «Scienza del Gral» nel libro La scienza occulta (0.0. 13), allora egli sperimenterà anche il primo Goetheanum in modo tale che in esso dalla nuova Iside-Sofia verrà condotto al Cristo del presente.

 

È infatti in questo che stava il principale compito del primo Goetheanum, che nella sala grande doveva rendere visibile come «le potenze spirituali» agiscono attraverso la settemplice evoluzione planetaria della Terra e le gerarchie configurano e sostengono conforme allo Spirito tutto il cosmo, mediante la duodeciplicità dello zodiaco. Per queste ai piedi delle dodici colonne nel vano della cupola piccola furono creati dodici troni, che non potevano essere usati da nessun uomo.128 Furono realizzati per esseri sublimi, immersi nella contemplazione del Sole spirituale, che rivela la sua immagine nella figura centrale del gruppo scultoreo. Come i rinnovati dodici iniziatori degli eterni Misteri cosmici, che nella loro comunità comprendono la saggezza (Sofia) del mondo, essi dovevano indicare agli uomini del presente un accesso corrispondente al tempo all’essere centrale di tutto il cosmo, al Cristo.129

 

In questo senso, come opera d’arte globale, il primo Goetheanum rappresentava una via, sulla quale doveva essere trovata e risvegliata a nuova vita l’Iside uccisa, affinché divenisse per gli uomini una giustificata guida al Cristo. E soltanto dopo avere l’uomo, mediante le forme e i colori del primo edificio, accolto in sé e vivificato la forza della nuova Iside, definita da Rudolf Steiner anche la Santa Sofia, al centro dell’edificio egli avrebbe potuto incontrare la figura del Rappresentante dell’umanità, per riconoscere in Lui il Cristo eterico.

• «Di conseguenza, come l’Egizio si rivolgeva da Osiride a Iside, noi dobbiamo imparare nuovamente a guardare alla nuova Iside, alla Santa Sofia. Nel corso del secolo ventesimo il Cristo ricomparirà nel Sua figura spirituale, non perché avviene qualcosa solo da fuori, ma perché gli uomini troveranno la forza che è rappresentata dalla Santa Sofia» (ibidem).

 

Se l’uomo, come rappresentato nella prima nuova leggenda, scopre veramente l’Iside dietro il gruppo scultoreo, e questo corrisponde al sollevare il suo velo, allora egli darà il suo contributo umano a ciò che oggi attraversa il mondo oggettivamente quale ritorno eterico. Allora egli sarà in grado, alla luce dell’Iside-Sofia ritrovata, di guardare, per così dire come con i suoi occhi, in modo del tutto nuovo al Rappresentante dell’umanità e di riconoscere in Lui il Cristo eterico del presente.130

 


 

Note:

126 – Queste parole della nuova Iside nel nostro tempo corrispondono a quelle che nel periodo egizio erano scritte sopra l’immagine segreta dell’Iside di Sais: «Io sono l’universo, io sono il passato, il presente e il futuro; nessun mortale ha ancora sollevato il mio velo» (ibidem).

127 – Articolo «L’avvenire dell’umanità e l’attività di Michele» (0.0.26).

128 – Viene tramandato che durante una prova di Euritmia nel primo Goetheanum una volta un’euritmista aveva appoggiato su uno dei troni un piccolo oggetto (l’orologio da polso o una borsetta). Rudolf Steiner che si trovava nella sala, si accorse, interruppe immediatamente la prova e chiese di allontanare l’oggetto. Dopodiché egli disse con grande serietà, che questo non doveva ripetersi mai più. (Questa storia venne raccontata all’autore da Maria Schuster-Jenny, che l’aveva udita ancora dalla bocca di un’euritmista più anziana che era presente all’accaduto.)

129 – Nella conferenza del 31 agosto 1909 (0.0.113) Rudolf Steiner illustra l’alta loggia dei dodici Bodhisattva nella sfera del Buddhi del mondo spirituale (sopra il Devachan superiore), nella quale come concentrazione di tutta la saggezza del nostro cosmo, sono immersi nella contemplazione del Cristo cosmico, quale Sole spirituale e sorgente di tutta la vita universale. Un’immagine terrena di questa immaginazione cosmica doveva (tra l’altro) manifestarsi nella configurazione del vano della cupola piccola del primo Goetheanum. – Poiché le forme dei troni si ripetevano come rispecchiandosi, vale a dire i sei troni a sinistra avevano la stessa forma dei sei troni a destra, in un grado ancor più alto essi erano l’espressione dei sei Elohim solari, che nella loro comunità formano l’essere del Logos solare (vedi O.O. 103,20.5.1908). All’inizio dell’evoluzione della Terra il Cristo è disceso nel loro cerchio da ancor più alti mondi spirituali. («Il Cristo è disceso sul Sole da ancor più ampie altezze», 0.0.211,24.4.1922.)

130 – Così Rudolf Steiner assicurò di fronte a Heinz Müller che «sia la scultura, sia i dipinti del Rappresentante dell’umanità sono realizzati in modo tale, che incontrandoLo si riconoscerebbe subito» (Heinz Müller, Spuren auf dem Weg. Erinnerungen / Tracce nel cammino. Ricordi, Stoccarda 21976).